domenica 20 febbraio 2011

When the shit hits the fan...

Ennesimo articolo del cazzo  in cui si parla di parkour tanto per fare un po' di caciara. Non firmato. Coglioni che girano.

Caro inetto scribacchino, 
si lei, che non si prende nemmeno la briga di firmarsi per non prendersi la resposabilità di quello che scrive,  visto che chiaramente nessuno le ha spiegato come si fa il suo di lavoro, voglio perdere un po' del mio tempo per parlarle di una strana coincidenza: lei lavora nell' INFORMAZIONE, il suo compito è INFORMARE e per fare ciò dovrebbe, come minimo INFORMARSI prima di scrivere delle colossali puttanate.

Sono passati più di due anni da quando ho cominciato a praticare il Parkour, in questi due anni questa disciplina (no, non sport estremo, signor scribacchino) è passata da essere "la novità della settimana" ad essere parte integrante della mia vita: sono traceur quanto sono studente e quanto sono musicista, il parkour è diventato parte del mio modo di ragionare  e di approcciarmi alla vita. Non sono certo un esperto, ma nel mio piccolo ho fatto e continuo a fare quanto posso per divulgare la filosofia di questa splendida disciplina, i suoi valori, per indirizzare i novizi verso una pratica sicura e consapevole, per comunicare l'importanza che rivestono allenamento, condizionamento e sicurezza in questo che voi chiamate "gioco". Si immagina, caro signor scribacchino, come posso sentirmi vedendo tutto ciò vanificato dalle stronzate che lei scrive? Una riga scarsa, "consiste nel saltare dal tetto di un palazzo a quello di fronte" per descrivere un terzo di me, ore di allenamenti, flessioni, addominali, trazioni, squat, equilibrio, chilometri di quadrupedia, ore, giorni, mesi a studiare la fisiologia del muscolo, lo stretching, a confrontarsi per trovare il modo di aumentare i margini di sicurezza, migliaia di ripetizioni di movimenti semplici, ripetuti fino ad averli tatuati nel sistema nervoso, in modo da poter essere certi di affrontare in sicurezza movimenti leggermente più complessi, due anni di rapporti umani, nati e cresciuti tra persone magari diversissime in tutto, ma accomunate dalla filosofia del "diventare forti", dalla cultura del "porsi un traguardo e raggiungerlo", dell' "affrontare un ostacolo e superarlo", del "conoscere se stessi, le proprie potenzialità e i propri limiti, e spingere per un continuo e costante  miglioramento"..." lo sport estremo molto praticato anche in America, che consiste nel saltare dal tetto di un palazzo a quello di fronte". 

Vaffanculo.

"l’ennesima vittima del parkour"

Posso sapere signor scribacchino quali sono le altre? L'ennesima? Come l'ennesima vittima degli scontri allo stadio? L'ennesima vittima dell'abuso di alcool? L'ennesima vittima del doping nel ciclismo o nell'atletica? Mi dica signor scribacchino, quante sono state le vittime del parkour? Su che basi poi mi parla di vittima del parkour se si parla di uno che aveva appena finito di sbronzarsi? Se avesse tirato su una rissa sarebbero state arti marziali? se si fosse affogato sarebbe stato una vittima del nuoto? se si fosse schiantato in macchina l'ennesima vittima dell'automobilismo? Si spara in testa, nuova ennesima vittima del tiro al piattello! C'è o ci fa signor scribacchino? Un 19nne si sbronza e si ammazza. Lo chiama parkour questo? Idiozia no? Selezione naturale? Se fosse successo 5 anni fa quando voi imbrattacarte non avevate ancora sentito parlare del parkour l'avreste chiamato coglione, semplicemente. Adesso invece siamo tutti un branco di coglioni. Grazie mille signor scribacchino, a nome di tutti noi! E altrettanto!





2 commenti:

Ivan Seet Marzo ha detto...

Tristezza...

sicko ha detto...

Attenzioni scribacchini, c'è l'Ateo, e ha fame.

gg